ok.
sono arrivate disposizioni dall'alto e andiamo un po' tutti a ricompattarci in una casa comune: il nonoBLOG.
Per chi volesse continuare a seguirmi/ci questo è il feed rss
Buona navigazione
domenica 14 febbraio 2010
lunedì 8 febbraio 2010
l'irragionevolezza dell'idiozia
che l'idiota abbia idee idiote, non è sorprendente. è naturale.
è l'irragionevolezza il vero danno.
l'idiota crede nelle sue idee al punto da non discuterle.
è irragionevole e per questo è inutile discutere con lui.
l'incapacità di cambiare idea è più grave dell'idiozia,
è la morte cerebrale.
ma questo sarebbe nulla. sarebbe solo un problema dell'idiota.
il fatto è che nel migliore dei casi, viene a proporle.
più spesso viene ad imporle.
quando ne ha il potere (nel caso dei regimi di governo, dei regimi massmediatici e delle religioni) viene ad imporle con la forza.
è l'irragionevolezza il vero danno.
l'idiota crede nelle sue idee al punto da non discuterle.
è irragionevole e per questo è inutile discutere con lui.
l'incapacità di cambiare idea è più grave dell'idiozia,
è la morte cerebrale.
ma questo sarebbe nulla. sarebbe solo un problema dell'idiota.
il fatto è che nel migliore dei casi, viene a proporle.
più spesso viene ad imporle.
quando ne ha il potere (nel caso dei regimi di governo, dei regimi massmediatici e delle religioni) viene ad imporle con la forza.
giovedì 28 gennaio 2010
avanguardia delle avanguardie
ovvero avanguardia di massa.
il termine avanguardia fa schifo, non per ciò che avrebbe dovuto significare, ma per ciò che è stato e che è.
dentro questo fallimentare sistema economico, sono sopravvissuti solo i due modi estremi di fare arte (anche il termine arte fa schifo per gli stessi motivi): l'intrattenimento idiotizzante di massa e il pretestuoso avanguardismo fintodotto culturale giustappunto incomprensista.
entrambe dimentichi del senso dell'arte: la comunicazione.
il primo dimentica i contenuti, il secondo la forma.
come dovrebbe essere (e come sarà) l'arte? potremmo chiamarla oltr.arte a questo punto...
netfuturista.
l'artista deve stare dieci passi avanti al fruitore.
questo è richiesto da sempre.
l'artista è un genio capace di cogliere i segni del tempo e di comunicarli agli altri. questa richiesta è stata (ed è) talmente tanto disattesa che anche la parola artista ora fa schifo. usiamo piuttosto il termine creatore.
il creatore DEVE essere dieci passi avanti al fruitore, ma proporsi facendo nove passi indietro, in modo che stia davanti quel poco che basta a stimolare la comunicazione senza renderla impossibile.
l'arte di massa (musica pop, film di cassetta, libruncoli da best seller) stanno cinque passi indietro, dando al pubblico (non più fruitore) quello che si aspetta, come fa una puttana dopo che ha concordato il prezzo.
l'arte d'avanguardia si mette dieci passi avanti nella forma, in modo che i contenuti (se ci sono) non siano più in discussione. quante volte avete sentito la frase: 'io in quel quadro ci vedo...', 'io in quella canzone ci sento...'. il fallimento della comunicazione è quando uno dice una cosa e gli altri ne capiscono un'altra. sei un fallito! quando uno non capisce una frase, se la fa ripetere. se dopo tre volte non capisce, reagisce anche male. se uno non capisce il senso di uno spettacolo d'avanguardia, lo valuta di più.
questi sono i motivi per cui il netfuturismo è avanguardia di massa: prepotentemente avanti, ma pazientemente fa rete e si lascia capire.
caratteristica fondamentale per essere avanguardia.
caratteristica che nessun'altra avanguardia ha capito.
è per questo che il netfuturismo è dieci passi avanti alle altre avanguardie.
è per questo che il netfuturismo è l'avanguardia delle avanguardie.
il termine avanguardia fa schifo, non per ciò che avrebbe dovuto significare, ma per ciò che è stato e che è.
dentro questo fallimentare sistema economico, sono sopravvissuti solo i due modi estremi di fare arte (anche il termine arte fa schifo per gli stessi motivi): l'intrattenimento idiotizzante di massa e il pretestuoso avanguardismo fintodotto culturale giustappunto incomprensista.
entrambe dimentichi del senso dell'arte: la comunicazione.
il primo dimentica i contenuti, il secondo la forma.
come dovrebbe essere (e come sarà) l'arte? potremmo chiamarla oltr.arte a questo punto...
netfuturista.
l'artista deve stare dieci passi avanti al fruitore.
questo è richiesto da sempre.
l'artista è un genio capace di cogliere i segni del tempo e di comunicarli agli altri. questa richiesta è stata (ed è) talmente tanto disattesa che anche la parola artista ora fa schifo. usiamo piuttosto il termine creatore.
il creatore DEVE essere dieci passi avanti al fruitore, ma proporsi facendo nove passi indietro, in modo che stia davanti quel poco che basta a stimolare la comunicazione senza renderla impossibile.
l'arte di massa (musica pop, film di cassetta, libruncoli da best seller) stanno cinque passi indietro, dando al pubblico (non più fruitore) quello che si aspetta, come fa una puttana dopo che ha concordato il prezzo.
l'arte d'avanguardia si mette dieci passi avanti nella forma, in modo che i contenuti (se ci sono) non siano più in discussione. quante volte avete sentito la frase: 'io in quel quadro ci vedo...', 'io in quella canzone ci sento...'. il fallimento della comunicazione è quando uno dice una cosa e gli altri ne capiscono un'altra. sei un fallito! quando uno non capisce una frase, se la fa ripetere. se dopo tre volte non capisce, reagisce anche male. se uno non capisce il senso di uno spettacolo d'avanguardia, lo valuta di più.
questi sono i motivi per cui il netfuturismo è avanguardia di massa: prepotentemente avanti, ma pazientemente fa rete e si lascia capire.
caratteristica fondamentale per essere avanguardia.
caratteristica che nessun'altra avanguardia ha capito.
è per questo che il netfuturismo è dieci passi avanti alle altre avanguardie.
è per questo che il netfuturismo è l'avanguardia delle avanguardie.
venerdì 4 dicembre 2009
le false virtù
la modestia è una falsa virtù che ti costringe a mentire artificiosamente per compiacere ciò che presumi siano le aspettative degli altri su di te.
oscar wilde
la modestia non è una virtù, l'obiettività è una virtù.
giovanni getto
la fede è l'unica argomentazione per convincere di un fatto irrazionale del quale non si hanno evidenze, né evidenze del contrario.
giordano bruno
se la fede fosse veramente una virtù, sarebbe poco virtuoso da parte tua ritenermi meno che divino. fidati.
giovanni dio getto
che la povertà sia una virtù è una frase che soltanto un ricco può pronunciare.
ennio flaiano
dedicare la propria vita alla ricchezza è un male del quale la povertà non è una cura, ma soltanto un male peggiore.
giovanni getto
oscar wilde
la modestia non è una virtù, l'obiettività è una virtù.
giovanni getto
la fede è l'unica argomentazione per convincere di un fatto irrazionale del quale non si hanno evidenze, né evidenze del contrario.
giordano bruno
se la fede fosse veramente una virtù, sarebbe poco virtuoso da parte tua ritenermi meno che divino. fidati.
giovanni dio getto
che la povertà sia una virtù è una frase che soltanto un ricco può pronunciare.
ennio flaiano
dedicare la propria vita alla ricchezza è un male del quale la povertà non è una cura, ma soltanto un male peggiore.
giovanni getto
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senso civico
lunedì 19 ottobre 2009
oggi ti do un comandamento nuovo
'si passa metà della vita a pianificare, e l'altra metà a sperare che qualcosa vada storto'.
è uno stupido e vecchio aforisma, ma contiene i due grossi mali del presentismo: prima di tutto l'abitudine, la vita preconfezionata, la mancanza del coraggio di mettersi in gioco, la mancanza di creatività. pianificare spesso significa 'impegnarsi a vivere una vita già vissuta'. annullando il più grande pregio di ogni uomo nuovo: l'essere novità. il secondo male è il pensiero che ciò che può sorprenderci nella vita, ciò che può renderla una sostanziale novità è altro-da-noi.
riflettere su queste cose significa capire il successo del superenalotto e tutto il gioco d'azzardo, dell'oroscopo e compagnia bella, delle religioni e loro verità assolute, del successo facile proposto dai mass media. significa capire che il presentista è concime su cui queste muffe crescono copiose.
quella vita che da sempre progetti, non è la tua vita. è la vita che un altro ha pensato per te. quella speranza che questo tuo falso desiderio non si realizzi, non è autolesionismo, è l'ultima speranza che hai di essere te stesso.
ecco, presentista, oggi ti do un comandamento nuovo: quel qualcosa che può rivoluzionare completamente la tua vita, che può farti sentire finalmente un uomo nuovo, che può farti diventare padrone di te stesso e del tuo futuro esiste ed è già tuo e affinché accada non devi fare nessuno sforzo. devi semplicemente smettere di fare degli sforzi affinché non accada.
è uno stupido e vecchio aforisma, ma contiene i due grossi mali del presentismo: prima di tutto l'abitudine, la vita preconfezionata, la mancanza del coraggio di mettersi in gioco, la mancanza di creatività. pianificare spesso significa 'impegnarsi a vivere una vita già vissuta'. annullando il più grande pregio di ogni uomo nuovo: l'essere novità. il secondo male è il pensiero che ciò che può sorprenderci nella vita, ciò che può renderla una sostanziale novità è altro-da-noi.
riflettere su queste cose significa capire il successo del superenalotto e tutto il gioco d'azzardo, dell'oroscopo e compagnia bella, delle religioni e loro verità assolute, del successo facile proposto dai mass media. significa capire che il presentista è concime su cui queste muffe crescono copiose.
quella vita che da sempre progetti, non è la tua vita. è la vita che un altro ha pensato per te. quella speranza che questo tuo falso desiderio non si realizzi, non è autolesionismo, è l'ultima speranza che hai di essere te stesso.
ecco, presentista, oggi ti do un comandamento nuovo: quel qualcosa che può rivoluzionare completamente la tua vita, che può farti sentire finalmente un uomo nuovo, che può farti diventare padrone di te stesso e del tuo futuro esiste ed è già tuo e affinché accada non devi fare nessuno sforzo. devi semplicemente smettere di fare degli sforzi affinché non accada.
lunedì 14 settembre 2009
mike bongiorno è morto
odio parlare di attualità nel mio blog. odio parlare di vip o dei loro fatti. non lo farò. tutti sanno cosa è successo, le mie riflessioni non partono dal fatto, che dovrebbe essere cosa personale, privata. ma dalle reazioni.
in particolare il commento di francesco sabatini che, tra le altre cose, critica eco per quella che, sotto gli occhi di tutti, è l'analisi profetica più azzeccata degli ultimi cinquant'anni.
prima di essere accusato di cinismo (giustamente per altri motivi, ma non in questo post) faccio notare a tutti (anche alle migliaia di persone presenti al funerale che non lo hanno mai conosciuto personalmente) che il mike bongiorno di cui si parla qui, non è il mike bongiorno persona (che non ci è dato di conoscere), ma il mike bongiorno personaggio televisivo, vero o costruito che fosse.
in italia, siamo in un'era geologica in cui fare cose idiote non è più denigrabile e, ancor peggio, denunciare l'idiozia o solo chiamarla per nome, costa, come minimo, un'accusa di snobismo. in questo contesto, un personaggio come quello proposto da mike bongiorno, gli sta valendo postumo l'onore di eroe della patria, maestro della comunicazione, insegnante di tutti gli italiani.
dicono che se ha avuto successo per tanti anni, un motivo ci sarà (rispondo che un successo prolungato di massa non è quasi mai un misuratore di qualità, vedi dittature sparse nel mondo o le religioni). dicono che serviva un punto di contatto tra la televisione colta e il popolo incolto (mi viene in mente che una televisione idiota, solo un idiota la guarda e così in seguito è stato).
il processo di idiotizzazione dei mezzi di comunicazione di massa a cui mike bongiorno (e chi per e con lui) ha dato il via, è arrivato oggi ad un livello devastante. con lui è cominciata la fase tre della cultura di massa. dopo di lui ha proceduto con velocità esponenziale.
vorrei dire di essere contento della morte di mike bongiorno se con lui fosse morto tutto il seguito massmediatico (grandi fratelli, amici, pacchetti e supermilionari), ma non è così. il processo a cui ha dato il via è ora nel suo massimo splendore (spero... significherebbe che seguirà il declino) e di una velocità e portata che sembrano inarrestabili.
l'unica cosa che posso (e devo) dire è che non tollero che pseudointellettuali o recuperatori di bei ricordi postmortem intervengano ora per santificarne la fonte. con mike bongiorno è morta la scintilla del male peggiore che stiamo vivendo in italia in questo momento, un male così pericoloso e tenace che è capace di sopravvivere e prosperare anche senza radice.
chi non ha il coraggio o la lucidità di chiamare le cose con il proprio nome, taccia, per cortesia, non si lanci in vuote lodi senza senso. chi ha conosciuto l'uomo, ne parli per ciò sa. chi ha sofferto e sta soffrendo per gli effetti di ciò che lui ha cominciato, stringa i denti, perché non è ancora finita.
in particolare il commento di francesco sabatini che, tra le altre cose, critica eco per quella che, sotto gli occhi di tutti, è l'analisi profetica più azzeccata degli ultimi cinquant'anni.
prima di essere accusato di cinismo (giustamente per altri motivi, ma non in questo post) faccio notare a tutti (anche alle migliaia di persone presenti al funerale che non lo hanno mai conosciuto personalmente) che il mike bongiorno di cui si parla qui, non è il mike bongiorno persona (che non ci è dato di conoscere), ma il mike bongiorno personaggio televisivo, vero o costruito che fosse.
in italia, siamo in un'era geologica in cui fare cose idiote non è più denigrabile e, ancor peggio, denunciare l'idiozia o solo chiamarla per nome, costa, come minimo, un'accusa di snobismo. in questo contesto, un personaggio come quello proposto da mike bongiorno, gli sta valendo postumo l'onore di eroe della patria, maestro della comunicazione, insegnante di tutti gli italiani.
dicono che se ha avuto successo per tanti anni, un motivo ci sarà (rispondo che un successo prolungato di massa non è quasi mai un misuratore di qualità, vedi dittature sparse nel mondo o le religioni). dicono che serviva un punto di contatto tra la televisione colta e il popolo incolto (mi viene in mente che una televisione idiota, solo un idiota la guarda e così in seguito è stato).
il processo di idiotizzazione dei mezzi di comunicazione di massa a cui mike bongiorno (e chi per e con lui) ha dato il via, è arrivato oggi ad un livello devastante. con lui è cominciata la fase tre della cultura di massa. dopo di lui ha proceduto con velocità esponenziale.
vorrei dire di essere contento della morte di mike bongiorno se con lui fosse morto tutto il seguito massmediatico (grandi fratelli, amici, pacchetti e supermilionari), ma non è così. il processo a cui ha dato il via è ora nel suo massimo splendore (spero... significherebbe che seguirà il declino) e di una velocità e portata che sembrano inarrestabili.
l'unica cosa che posso (e devo) dire è che non tollero che pseudointellettuali o recuperatori di bei ricordi postmortem intervengano ora per santificarne la fonte. con mike bongiorno è morta la scintilla del male peggiore che stiamo vivendo in italia in questo momento, un male così pericoloso e tenace che è capace di sopravvivere e prosperare anche senza radice.
chi non ha il coraggio o la lucidità di chiamare le cose con il proprio nome, taccia, per cortesia, non si lanci in vuote lodi senza senso. chi ha conosciuto l'uomo, ne parli per ciò sa. chi ha sofferto e sta soffrendo per gli effetti di ciò che lui ha cominciato, stringa i denti, perché non è ancora finita.
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martedì 8 settembre 2009
bisticci 1. persone diverse per idee diverse
altra fondamentale premessa. talvolta, nei (chiamiamoli) confronti verbali, si celano imprevedibili motivazioni che li vanificano. ad esempio, c'è chi parla per non sentirsi solo (e a volte non conta chi ha davanti), chi ti dà ragione perché ha paura di contraddirti, chi ti deve vendere qualcosa (a volte anche solo un'idea), chi deve dimostrare a tutti e ancor prima a sé stesso di aver sempre ragione (mancanza di autostima?), chi deve credere che ciò che dice è vero, perché pensa di non avere altro (religiosi). insomma, senza due ben precise premesse, il bisticcio è inutile, eccole:
1. OBIETTIVO la verità
2. METODO la logica
prima di cominciare qualunque tipo di confronto, stabilite con il/i vostro/i interlocutore/i se questi due principi sono condivisi, altrimenti... lasciate perdere! o giocate, se volete, ma sapendo che sarà solo un passatempo.
comincio a discutere i vari punti:
1. Persone da ambiti diversi sono essenziali per avere punti di vista diversi. Che non tutti conoscano tutti crea l'occasione per nuovi confronti. Che ne dite di aggiungere un momento libero introduttivo per spontanee presentazioni, in fondo è un'occasione di festa!
ovvero: i bisticci sono davvero necessari o sono solo (altre) solite discussioni tra persone che hanno voglia di parlare non dei soliti argomenti?
il punto 1. è un punto chiave. nella normalità, quando si parla con uno sconosciuto, si intraprendono modalità formali di comunicazione sia dal punto di vista dei modi che dei contenuti. sono dei 'rituali di apertura relazionale': come ti chiami, come va, bella giornata, governo ladro. le solite cose. prima di affrontare discorsi di un certo contenuto (se mai succede), si passa una fase esplorativa alla ricerca di temi di interesse comune e nel farlo, con sconosciuti o poco conosciuti, difficilmente ci si stacca da temi ritenuti di massa (calcio, veline, grandi fratelli) e ancor più difficilmente si esprime apertamente una propria opinione prima di essere sicuri che sia condivisa.
uso gli impersonali perché, senza andare a cercare citazioni autorevoli, mi auguro di stare schematizzando situazioni quotidiane più o meno note a tutti.
ed ancora, la gente tende ad aggregarsi con persone che hanno punti di vista simile al proprio e, nel tempo, tendono a smussare quelle piccole diversità fino a sovrapporle. chiaro, non è sempre così, ma spesso si vedono individualità smarrite nel gruppo. quindi l'alternativa, cioé il confronto con persone conosciute da tempo, del proprio gruppo, con le quali sappiamo già di andare sul sicuro, diventa: o siamo tutti d'accordo su tutto o la ripetizione della stessa solita vecchia lite, un rito consolidato che serve solo a passare il tempo, allenare la dialettica, ma che non produce mai cambiamenti di opinione o modifica del pensiero.
per questo, il bisticcio vuole creare un setting dove persone che hanno estrazione diversa e quindi idee ed esperienze diverse, si mettono a confronto, esponendo coraggiosamente le proprie idee; perché sanno che in quel contesto questo non è solo legittimo, ma proprio richiesto. non sanno quali saranno le obiezioni che verranno mosse loro, perché non conoscono (e nel migliore dei casi, nemmeno riescono ad immaginare) il pensiero degli altri bisticcianti. questa caratteristica è un certificato di novità, è motivo di crescita e incentivo al movimento del pensiero.
il pensiero, come i muscoli, più sta fermo, più fatica a riprendere il moto. il modo migliore per tenere in movimento il pensiero è quello di metterlo in discussione. come i muscoli, un pensiero in movimento si rafforza.
l'occasione di pre-presentarsi può essere comoda in una fase in cui ancora i bisticci non sono né noti, né diffusi, per rompere il ghiaccio, per dirsi che si è lì per giocare e che non ci sarà astio, ma grinta. il giorno in cui chi andrà al bisticcio saprà cosa aspettarsi e cosa dare, la pre-presentazione potrà diventare l'equivalente del colpo del guantone del pugile prima dell'incontro, poi... fino all'ultimo ragionamento, fino all'ultima parola, che vinca il migliore. unico obiettivo, la verità. unica regola, la logica.
1. OBIETTIVO la verità
2. METODO la logica
prima di cominciare qualunque tipo di confronto, stabilite con il/i vostro/i interlocutore/i se questi due principi sono condivisi, altrimenti... lasciate perdere! o giocate, se volete, ma sapendo che sarà solo un passatempo.
comincio a discutere i vari punti:
1. Persone da ambiti diversi sono essenziali per avere punti di vista diversi. Che non tutti conoscano tutti crea l'occasione per nuovi confronti. Che ne dite di aggiungere un momento libero introduttivo per spontanee presentazioni, in fondo è un'occasione di festa!
ovvero: i bisticci sono davvero necessari o sono solo (altre) solite discussioni tra persone che hanno voglia di parlare non dei soliti argomenti?
il punto 1. è un punto chiave. nella normalità, quando si parla con uno sconosciuto, si intraprendono modalità formali di comunicazione sia dal punto di vista dei modi che dei contenuti. sono dei 'rituali di apertura relazionale': come ti chiami, come va, bella giornata, governo ladro. le solite cose. prima di affrontare discorsi di un certo contenuto (se mai succede), si passa una fase esplorativa alla ricerca di temi di interesse comune e nel farlo, con sconosciuti o poco conosciuti, difficilmente ci si stacca da temi ritenuti di massa (calcio, veline, grandi fratelli) e ancor più difficilmente si esprime apertamente una propria opinione prima di essere sicuri che sia condivisa.
uso gli impersonali perché, senza andare a cercare citazioni autorevoli, mi auguro di stare schematizzando situazioni quotidiane più o meno note a tutti.
ed ancora, la gente tende ad aggregarsi con persone che hanno punti di vista simile al proprio e, nel tempo, tendono a smussare quelle piccole diversità fino a sovrapporle. chiaro, non è sempre così, ma spesso si vedono individualità smarrite nel gruppo. quindi l'alternativa, cioé il confronto con persone conosciute da tempo, del proprio gruppo, con le quali sappiamo già di andare sul sicuro, diventa: o siamo tutti d'accordo su tutto o la ripetizione della stessa solita vecchia lite, un rito consolidato che serve solo a passare il tempo, allenare la dialettica, ma che non produce mai cambiamenti di opinione o modifica del pensiero.
per questo, il bisticcio vuole creare un setting dove persone che hanno estrazione diversa e quindi idee ed esperienze diverse, si mettono a confronto, esponendo coraggiosamente le proprie idee; perché sanno che in quel contesto questo non è solo legittimo, ma proprio richiesto. non sanno quali saranno le obiezioni che verranno mosse loro, perché non conoscono (e nel migliore dei casi, nemmeno riescono ad immaginare) il pensiero degli altri bisticcianti. questa caratteristica è un certificato di novità, è motivo di crescita e incentivo al movimento del pensiero.
il pensiero, come i muscoli, più sta fermo, più fatica a riprendere il moto. il modo migliore per tenere in movimento il pensiero è quello di metterlo in discussione. come i muscoli, un pensiero in movimento si rafforza.
l'occasione di pre-presentarsi può essere comoda in una fase in cui ancora i bisticci non sono né noti, né diffusi, per rompere il ghiaccio, per dirsi che si è lì per giocare e che non ci sarà astio, ma grinta. il giorno in cui chi andrà al bisticcio saprà cosa aspettarsi e cosa dare, la pre-presentazione potrà diventare l'equivalente del colpo del guantone del pugile prima dell'incontro, poi... fino all'ultimo ragionamento, fino all'ultima parola, che vinca il migliore. unico obiettivo, la verità. unica regola, la logica.
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